Tratto da: http://afpc-evtafrance.evta-online.org
Articolo integrale originale (FR): La voix humaine, Quid 2007-2008, Editions Robert Laffont, N. Scotto di Carlo
– Seconda parte –
Meccaniscmi fisiologici
L’apparato vocale. Costituito da una soffieria (i polmoni), un apparato vibrante (le corde vocali) e uno risonante (la cavita’ faringo-orale). Durante la fonazione, il fiato proveniente dai polmoni entra nella trachea al di sopra della quale incontra le corde vocali, due muscoli che assomigliano a delle labbra. Ad ogni apertura delle corde vocali l’aria polmonare viene separata in sbuffi d’aria che si succedono a un ritmo piu’ o meno rapido a seconda che le corde vocali vibrino piu’ o meno velocemente. Piu’ esse vibrano velocemente, piu’ il suono e’ acuto e viceversa (quando Mado Robin emetteva la sua nota piu’ alta, il RE6, le sue corde vocali vibravano 2349 volte al secondo).
La soffieria. La respirazione a riposo e’ un’attivita’ riflessa. Ogni inspirazione e’ nell’ordine di 500 ml. Il canto ne esige da 1000 a 1500 ml, il che implica un atto cosciente o volontario. Durante l’inspirazione, il volume dei polmoni aumenta in maniera considerevole poiche’ il torace si allarga in tutte le sue dimensioni sotto l’azione simultanea di diverse fasce muscolari. L’attivita’ di questi diversi muscoli e’ legata a quella del diaframma che, contraendosi, scende aumentando cosi’ il volume della cavita’ toracica. L’espirazione, passiva nella respirazione riflessa, diviene attiva nel parlato e volontaria nel canto, dove occorre controllare con precisione la portata del flusso d’aria. Per cantare, il tipo di respirazione piu’ efficace e’ la respirazione costo-addominale nella quale l’azione del diaframma e’ la piu’ performante. In effetti, nel corso dell’inspirazione, il diaframma lavora in sinergia con i muscoli intercostali per sollevare le ultime costole, aprendo cosi’ uno spazio toracico ottimale che favorisce una presa d’aria piu’ importante rispetto a quella che e’ necessaria nel parlato. Ma l’aria immagazzinata nei polmoni non basta per sostenere delle note a lungo o per cantare delle lunghe frasi musicali. Bisogna dunque imparare a gestirla in economia. Per aumentare la propria durata del fiato, i cantanti d’opera rallentano il proprio svuotamento polmonare conservando la posizione inspiratoria durante tutta la durata dell’espirazione fonatoria grazie alla contrazione simultanea dei muscoli dell’inspirazione (diaframma, muscoli intercostali esterni) e dell’espirazione (muscolo trasverso dell’addome, intercostali medi e interni). E’ grazie all’aiuto di questi stessi muscoli che riescono a modulare la compressione periferica in modo da ottenere una regolazione molto precisa della pressione dell’espirazione e del debito che gli permettera’ di adattarsi sempre agli imperativi del canto. Questo controllo permette di regolare con precisione non soltanto il fiato, ma anche l’intensita’, la stabilita’ e la precisione della voce.
L’apparato di vibrazione. La laringe e’ situata all’estremita’ superiore della trachea. Nel suo prolungamento, si trova la cartilagine cricoidea che ha l’aspetto di un anello incastonato girato all’indietro. Articolata con la cartilagine cricoidea c’e’ la cartilagine tiroidea da cui deriva la prominenza anteriore che costituisce il “pomo d’Adamo”. Questo ha la forma di un libro aperto all’indietro, all’interno del quale si trovano le corde vocali. Secondo il punto di ancoraggio, l’articolazione crico-tiroidea permette sia alla cartilagine tiroidea di basculare in avanti, sia alla cartilagine cricoidea di basculare all’indietro, il risultato e’ in entrambi i casi un aumento della tensione longitudinale delle corde vocali che per questo vibrano piu’ velocemente. Le corde vocali sono fissate davanti all’angolo interno alla cartilagine tiroidea e dietro a due piccole cartilagini triangolari chiamate aritenoidi che riposano sul cricoide. Grazie alle loro faccette articolari e ai muscoli che le comandano, le aritenoidi possono effettuare dei movimenti di rotazione, translazione e basculamento, che hanno come effetto quello di allontanare o avvicinare le corde vocali, di inspessirle o renderle piu’ sottili, di aumentare o diminuirne la tensione. Durante la respirazione queste vengono ampiamente aperte per permettere all’aria polmonare di circolare liberamente. Lo spazio compreso tra le corde vocali si chiama glottide. L’armatura cartilaginea da cui e’ formata la laringe e’ dotata di una muscolatura intrinseca o endolaringea composta da vari muscoli la cui funzione principale e’ quella di assicurare l’apertura e la chiusura delle corde vocali, ma allo stesso tempo di modificarne forma e dimensione, e da una muscolatura estrinseca costituita dai muscoli sospensori della laringe e destinata a mantenerla al proprio posto lasciandole una mobilita’ sufficiente per permettergli di effettuare degli spostamenti verticali e antero-posteriori nel corso della respirazione, della fonazione e della deglutizione.
L’apparato risonatore. Gli strumenti di investigazione di cui disponiamo attualmente, permettono di registrare il suono che esce dalle corde vocali (suono laringeo). Il solo elemento percepito e’ quindi l’intonazione o la melodia della frase. Sapremo, per esempio, se chi parla fa una domanda o un’affermazione, ma che cosa dice rimarra’ perfettamente incomprensibile. Questa voce grezza viene poi modificata quando passa nelle diverse cavita’ di risonanza situate al di sotto delle corde vocali (cavita’ faringea, orale e accessoriamente nasale e labiale) per diventare parola. Le modifiche di forma e dimensione di queste cavita’ che si chiamano cavita’ sopraglottiche sono dovute ai movimenti degli organi articolatori (la lingua, il velo palatino, la mandibola, le labbra, la faringe, la laringe) e permettono la formazione delle vocali e delle consonanti la cui successione temporale costituisce il linguaggio. La voce cantata necessita un condotto vocale interamente libero. La realizzazione delle vocali non costituisce un grave problema nel canto, ma le consonanti devono essere realizzate attraverso un’ostruzione o una chiusura temporanea del condotto vocale che interferisce con il flusso d’aria e rompe la continuita’ della linea melodica. Tutta l’arte del cantare consiste dunque nel trovare un equilibrio tra le strutture oro-faringee indispensabili a un’emissione vocale corretta e le modifiche edlla cavita’ orale necessarie per l’articolazione dei suoni del linguaggio.